L’effetto domino nella corsa

Roman Koch 3. marzo 2021

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L’effetto domino rende veloci e consente di utilizzare in modo ottimale le leggi della fisica. Solo padroneggiando perfettamente la posizione inclinata se ne può sfruttare appieno il potenziale. Di seguito ti spiegheremo come fare.

Questo articolo è presentato da Medical Running

L’elemento chiave è una colonna vertebrale eretta e ben allineata. La ragione è presto spiegata: il corpo umano è costruito in modo tale da potersi muovere nel campo di gravità terrestre in modo agile, efficiente ed economico.

Il prerequisito di base della camminata è lo stare eretti, una posizione che comporta l’allineamento di tutto il corpo con il proprio centro di gravità, dalla pianta dei piedi fino alla sommità del capo. Nel correre si aggiunge però un altro fattore: l’inclinazione del corpo in avanti. Una leggera inclinazione permette alla gravità di “tirarti in avanti”. Spostando infatti il baricentro del corpo in avanti, si viene a creare un’azione di traino. Se la pendenza è abbastanza grande, le gambe si devono spostare in avanti per non cadere e ha luogo l’avanzamento.

Questo meccanismo si può osservare nei corridori professionisti, che assumono appunto una posizione leggermente inclinata in avanti. Tale leggera tendenza a proiettarsi in avanti li sostiene e li spinge, passo dopo passo, fino al traguardo.

Per abituarsi alla giusta posizione, ci vuole pratica. Nella posizione eretta, testa, spalle, anche e piedi sono perpendicolari, mentre durante la corsa i punti di riferimento sono leggermente spostati in avanti. L’aspetto importante di tale posizione è la tensione del corpo. Il tronco, in particolare, deve essere abbastanza forte da mantenere stabile la posizione. L’inclinazione dell’asse del corpo è, a seconda della velocità, pari a 3-5 gradi, il che non è molto. Una pendenza leggera è meglio di una troppo accentuata. Inclinarsi troppo rischia infatti di far “cadere” in avanti e impattare eccessivamente sui piedi, il che provoca carichi di compressione più elevati sulle gambe, richiede maggiore energia di frenata e, alla fine, fa più male che bene.

 

 

C’è un secondo tipo di posizione troppo proiettata in avanti: quello eccessivamente inclinato e imperniato sull’anca. Il tronco e le gambe non sono in linea, si rileva invece un’angolatura accentuata. In tal caso l’inclinazione esagerata del tronco deve essere compensata più in alto, quindi i muscoli della schiena e del collo devono eseguire un lavoro aggiuntivo. A causa dell’inclinazione del tronco, i muscoli paraspinali sono sotto tensione permanente.

Esiste però anche il contrario: mentre alcuni assumono la postura di una banana curva, altri corridori estremamente attenti alla postura esagerano con collo troppo teso, sguardo diretto al cielo e busto proteso in avanti. La colonna vertebrale somiglia a un arco troppo dritto e teso.

L’angolo di inclinazione e la tensione del corpo sono alla base di riuscita e fallimento, ma una volta ancorata nella memoria l’inclinazione posturale, la si può implementare nella pratica.

 

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