Intervista a Cathia Schär

1. maggio 2024

Foto: ©World Triathlon / Wagner Araujo

 

La 22enne triatleta di Mézières, nel Canton Vaud, si sta avvicinando sempre più alla vetta della classifica mondiale. Ai Campionati Europei 2023, ha vinto la medaglia di bronzo sulla distanza olimpica e poco dopo ha confermato questo risultato anche a livello mondiale con il terzo posto alla Coppa del Mondo di Roma.

Cathia Schär, hai fatto grandi progressi negli ultimi anni e ti sei subito affermata nell’élite dopo anni di successi come campionessa europea junior e U23. Come ci sei riuscita?

Adoro fare sport. Faccio triathlon da quando avevo 10 anni e non riesco a immaginare un giorno senza nuotare, andare in bicicletta o correre. Non ho bisogno di motivarmi troppo, lo faccio e basta. Ma ovviamente lavoro sodo e voglio ottenere il meglio da me stessa, coadiuvata in questo dal mio allenatore Nicolas Montavon, che mi segue da tre anni e mi dà sempre nuovi stimoli per aiutarmi a progredire. Al momento, la mia attenzione è rivolta al nuoto. Ho ancora qualche carenza e voglio essere una delle prime a passare alla bicicletta. Così non sarò più indietro rispetto alla concorrenza (ride).

Come si svolge una tipica settimana di allenamento?

Non è facile dirlo. In media, negli ultimi sei mesi ho nuotato per 30 chilometri a settimana, pedalato per circa 250 chilometri e corso per 55 chilometri. A seconda della settimana di allenamento, posso fare di più o di meno.

Come ti stai preparando per i Giochi Olimpici di Parigi?

Con il terzo posto ai Campionati Europei di Madrid e l’ottavo posto al World Triathlon Championship Series di Amburgo, ho superato i criteri di selezione. Tuttavia, non saprò se potrò andare a Parigi fino all’inizio di giugno, quando la federazione annuncerà la selezione (la data della selezione è il 6 giugno 2024, ndr). Il mio piano di allenamento, però, è già orientato verso l’evento clou di Parigi. Ciò significa che il 25 maggio gareggerò a livello di Coppa del Mondo a Cagliari, ma dopo prenderò parte solo a gare minori e locali come test importanti, a seconda della mia forma.

Hai in mente un risultato specifico a Parigi?

Se potrò gareggiare, l’obiettivo è un diploma olimpico.

Più si ha successo, più le aspettative aumentano. Come riesci a gestire questa situazione?

Mi metto sempre pressione da sola e mi aspetto molto da me stessa. Per questo a volte mi è difficile essere felice dopo una gara. Trovo sempre qualcosa che sarebbe potuto andare meglio. Da quando lavoro con un mental coach, questo problema si è attenuato. Insieme cerchiamo di vedere la gara come un gioco e di sviluppare una sorta di gioia «giocosa» nell’attesa della gara. Come se non avessi nulla da perdere. Questo atteggiamento mi toglie la pressione dalle spalle e mi piace molto.

Il triathlon è uno sport molto intenso perché devi allenarti in tre sport contemporaneamente. Che consiglio daresti agli atleti che vogliono intraprendere il triathlon?

È lo sport più bello del mondo e sono felice quando nuove persone provano il nostro sport. Durante una gara, consiglio a tutti di conoscere bene l’area di transizione, di sapere dove si trova tutto e di non dimenticare nulla. Bisogna anche esercitarsi bene nelle transizioni tra gli sport, in modo che il corpo non sia bloccato dai diversi carichi muscolari. E se si nuota bene, si è naturalmente avvantaggiati e si è in testa fin dall’inizio (ride).

Hai qualche segreto che ci puoi svelare?

In realtà il mio non è un vero e proprio consiglio da addetta ai lavori, ma un aspetto a cui si dà ancora troppa poca attenzione: la preparazione e la pianificazione del giorno della gara. Poiché in passato ero molto nervosa e stressata, ho creato una checklist. Contiene tutto ciò di cui ho bisogno il giorno della gara, quando devo essere in un determinato posto e persino le mie tattiche di gara.

Sei ancora molto giovane. Oltre alla tua carriera sportiva, stai studiando economia alla FernUni Svizzera. Ci sono altri sogni che vuoi perseguire oltre al triathlon?

Al momento la mia vita è completamente incentrata sullo sport. Sarei molto felice se potessi dedicarmi a questo sport anche dopo aver concluso la mia carriera. Ma al momento è ancora una prospettiva troppo lontana. Lo studio è comunque molto importante per me, perché non si sa mai per quanto tempo si può vivere il proprio sogno sportivo.