Intervista con Stephan Wenk

10. gennaio 2017

Stephan Wenk è un talento multidisciplinare: Vince corse in montagna, duathlon, maratone e persino gare di bici su strada. Osteopatia di successo nella regione di Zurigo e allo stesso tempo atleta di corse in montagna, è stato candidato come Ultra Trail Runner Svizzero dell'anno.
 

Si può dire che tu abbia molto successo in diversi sport. Quali sono i tuoi tre principi di allenamento più importanti, che ti permettono di ottenere risultati così soddisfacenti (e che gli atleti dilettanti potrebbero imitare)?

  1. Per me la cosa più importante è divertirmi in quello che faccio. Mi rende felice stare nella natura, ascoltare il mio corpo e sentirlo spingersi al limite.
  2. Dare ascolto ai segnali inviati dal corpo e se necessario regolare l’allenamento affinché si adatti alle mie condizioni attuali. A volte devo riconoscere che il mio corpo accusa stanchezza. In quel caso rendo l’allenamento meno duro o lo riduco, mentre d’altro canto può succedere che una volta aggiunga una sessione o magari un passo di montagna in più all’allenamento abituale. Inoltre cerco sempre di allenarmi quando sono riposato, a meno che ciò non sia l’obiettivo specifico del training.
  3. La necessaria serenità è un punto di grande importanza. Per restare sereno e rilassato mi preparo scrupolosamente, e non solo dal punto di vista fisico, ma anche per quanto riguarda materiali, alimentazione e profilo altimetrico. Tutto dovrebbe essere infatti testato nel corso dell’allenamento, in modo che durante la gara non sorgano dubbi di alcun genere.

Tu sei osteopata, corridore e allenatore di te stesso, quindi in alcune situazioni racchiudi in te diverse anime. Quali sono i tre consigli che ti senti di dare ai corridori come osteopata? E quali come allenatore?

I corridori tendono spesso a soffrire di lesioni dovute al sovraccarico. Secondo me sono due i fattori responsabili: l’aumento dell’intensità o della lunghezza dell’allenamento prima di una gara, il che mette a rischio la partecipazione, o una tecnica di corsa sbagliata, e con ciò intendo soprattutto i muscoli intrinseci del piede e dell’asse della gamba. Questo aspetto andrebbe ottimizzato, pertanto secondo me i corridori dovrebbero seguire un programma di formazione specifica insieme ai propri allenatori. La cosa importante non è solo la teoria formativa, ma soprattutto il fatto che un occhio esperto possa dare consigli puntuali ed effettuare correzioni nella pratica. Durante la riabilitazione, in seguito alla rottura del tendine d’Achille, ho imparato quanto sia importante che l’asse della gamba sia perfetto, con annessa stabilità di glutei e torso (dei muscoli addominali profondi). Sono convinto che questo mi abbia spesso salvato da lesioni dovute al sovraccarico e ora infatti non ho più bisogno di scarpe correttive.

Nel 2016, dopo il completamento degli studi, ho compreso l’influenza dell’ambito mentale. È importante che tutti gli aspetti della vita siano in equilibrio, quindi anche la mente e tutto il mondo interiore.

È importante ascoltare il proprio corpo. Non bisogna arrivare fino all’estremo della lesione per interrompere l’attività, sarebbe invece consigliabile fare più attenzione ai primi piccoli segnali inviatici dal corpo.

 

Una suddivisione strategica delle energie durante la gara è la chiave del successo e uno dei tuoi maggiori punti di forza. Come imposti la tattica delle tue gare? Quali sono i tuoi suggerimenti per i corridori?

Ci sono diversi tipi di gare. Un duathlon internazionale su distanza breve va affrontato in modo completamente diverso da una maratona di montagna. Mentre nel duathlon bisogna trovare riparo nel primo gruppo di ciclisti (visto che è ammesso sfruttare la scia del vento), durante la prima corsa è necessario mantenere il contatto con il gruppo di testa. Nella maratona di montagna l’importante è non perdere energia, affinché la prestazione atletica rimanga costante anche dopo 3 ore. Consiglio di riflettere su ciò che è strategicamente importante nella gara e suddividerla quindi in base a tali criteri. Nella maratona della Jungfrau, ad esempio, è facile sprecare rapidamente energie nel percorso fino a Lauterbrunnen, energie che poi mancano nell’ultima salita. Una tattica potrebbe essere quella di porsi come obiettivo, durante la prossima gara su terreno pianeggiante, il fatto di riuscire a correre l’ultimo chilometro alla stessa velocità del primo.

Siamo nel cuore del periodo invernale e in molte località i sentieri sono coperti di neve. Quali tre consigli per l’allenamento ti senti di dare agli atleti dilettanti per iniziare in forma quest’anno e la nuova stagione di gare?

In primo luogo è importante curare tutti i disturbi fisici. Dopo l’ultima gara in autunno raccomando fortemente di prendersi una pausa e far riposare il corpo. Nella fase successiva ci si focalizzerà sullo sviluppo muscolare generale e sull’affinamento della tecnica. Quindi meglio allenarsi a casa sul tappetino che rischiare di prendere freddo o incorrere in una lesione. In inverno si può anche migliorare la resistenza in modo alternativo, ad esempio con sci di fondo o scialpinismo, per evitare possibili sovraccarichi e allenare altri gruppi muscolari. Così si possono porre le basi per una stagione di successo.

 

 

Foto: ZVG